Ricordo di Giulio Giorello

di Luca Guzzardi

 

Lunedì 15 giugno è morto Giulio Giorello, dal 1978 al 2015 ordinario di Filosofia della scienza all’Università degli studi di Milano, dopo essere stato ordinario di matematiche complementari all’Università di Catania (1975-1978).

Per alcuni dei nostri soci, Giulio è stato un compagno di strada e di battaglie intellettuali quando, negli anni Settanta, alla scuola di Ludovico Geymonat ha contribuito a svecchiare la temperie culturale italiana e ha partecipato alla fioritura di nuovi interessi e studi nell’epistemologia e nella storia delle scienze. Ha saputo magistralmente contribuire a entrambe con rigore e ampiezza di prospettive (ricordiamo, fra gli studi storici, «Le ‘ipotesi del disordine’ nell’opera di Max Planck: Caos molecolare e radiazione naturale», Quaderni di Storia e critica della scienza, 2 N.S., 1972, e «The ‘fine structure’ of mathematical revolutions: metaphysics, legitimacy, and rigour. The case of the calculus from Newton to Berkeley and Maclaurin», in Revolutions in Mathematics, Oxford: Clarendon Press 1992). Ma soprattutto ci ha mostrato che l’integrazione fra l’articolazione delle strutture cognitive e l’indagine su come queste si siano sviluppate nel contesto storico e sociale è non solo possibile ma necessaria. Una delle frasi di Geymonat che più amava citare era che bisogna andare a cercare la filosofia “nelle pieghe della scienza”. Pochi anni fa, riflettendo sulla sua vicenda intellettuale, aveva riconosciuto come, a differenza di Ludovico, per lui “la storia della scienza” non fosse più, tuttavia, “il banco di prova della dialettica.” La partecipazione a quella fucina d’idee che fu l’Enciclopedia pubblicata da Einaudi (1977-1984) lo convinse anzi che “la dialettica si spezza in mille frammenti e che nel labirinto creato dalle discipline scientifiche non governa un’unica Ragione, ma una infinità di ragioni che nessun metodo riesce univocamente a catturare.” In ciò, l’impresa scientifica si rivelava per lui un modello di tolleranza intellettuale e di intransigente difesa del diritto di ciascuna tradizione a “dire la propria.” Sarà forse per questo che Giulio avvertiva – e sapeva trasmettere – la portata politica della filosofia, e si sentiva così vicino a ogni tipo di resistenza e di lotte libertarie, da quella dei partigiani (in Italia e altrove) a quella irlandese a quelle anticoloniali.

“La filosofia”, ha scritto, “è una cassetta per gli attrezzi intellettuali da utilizzare in modo creativo per difendere e consolidare la nostra libertà, in un mondo in cui quest’ultima è sempre più minacciata.”

Segnalaci una notizia o un evento

Se vuoi segnalarci una notizia o un evento, puoi compilare la form qui sotto. Grazie per la collaborazione!