Ricordo di Michelangelo De Maria

Per Mimmo.

 

Nato nel 1942, di origini familiari siciliane, Michelangelo De Maria (Mimmo, per amici e colleghi) è cresciuto e ha studiato a Roma, dove si è laureato in fisica nel 1966. Formatosi come teorico delle particelle elementari, si è poi nel corso degli anni settanta orientato verso il campo della storia della fisica, inizialmente intravisto come terreno di ricerca e riflessione in cui far convergere i propri interessi scientifici e la tensione più propriamente politica verso la critica della scienza nella società capitalistica avanzata, nutrita dal clima di vivace dibattito sul ruolo sociale della scienza che ha segnato quel periodo.

 

Un momento importante di questo processo è stato il soggiorno presso l’Office for History of Science and Technology di Berkeley, che lo ha messo in contatto diretto con le linee di tendenza della più avanzata ricerca nel settore della storia della fisica, e con alcuni dei suoi più quotati cultori, tra cui il direttore dell’Office, John Heilbron. Rientrato alla Sapienza, De Maria è stato all’inizio degli anni ottanta tra gli animatori della fase iniziale del Gruppo nazionale di storia della fisica, che nel 1981 ha tenuto il suo primo congresso. Per oltre un quarto di secolo, la sua attività di ricerca ha spaziato su un vasto fronte di argomenti diversi, rimanendo sempre centrata attorno agli sviluppi della fisica del Novecento e delle sue istituzioni.

 

Era nutrito e vivace, allora, il gruppo di storia della fisica romano. Per lungo tempo, De Maria ha tenuto un corso di Fondamenti della fisica che era a tutti gli effetti un corso di storia, parallelo e complementare a quello di cui era titolare Fabio Sebastiani. Ne sono usciti un certo numero di studenti che con lui si sono laureati e hanno cominciato a muovere i primi passi nella ricerca in storia della fisica, nonostante nessuno sia riuscito a trovare una collocazione stabile nell’ambiente accademico, già allora saturo e in via di progressiva estinzione.

 

Mimmo non amava lavorare da solo, e anche quando era di fatto l’animatore principale dei progetti di ricerca, li ha quasi sempre portati avanti insieme ad altri colleghi, spesso giovani neolaureati di cui aveva seguito il lavoro di tesi. A più riprese, insieme a Franco La Teana, Carlo Cattani e Giulio Maltese, si è occupato della ricezione in Italia della teoria della relatività, evidenziando in particolare il ruolo giocato da Levi-Civita nella sua corrispondenza con Einstein per la formulazione definitiva della relatività generale. Con Maria Grazia Ianniello e Arturo Russo ha lavorato sulle prime fasi dello sviluppo della ricerca sulla radiazione cosmica, tra Italia e Stati Uniti. Verso la fine degli anni novanta ha rivolto la propria attenzione alle vicende della fisica italiana durante il fascismo e nel secondo dopoguerra, contribuendo a lavori sulle origini e gli sviluppi del CNR e dell’INFN. Più tardi, in collaborazione con Lorenza Sebesta e John Krige, ha lavorato al pionieristico progetto di ricerca sulla nascita della fisica dello spazio e delle sue istituzioni in Europa, e con Lucia Orlando ha prodotto la prima accurata ricostruzione storiografica dedicata alle origini della ricerca spaziale in Italia.

 

Molte altre cose andrebbero ricordate, ma queste righe non vogliono essere una esaustiva biografia. Almeno una menzione meritano la breve ma significativa esperienza della “Rivista di storia della scienza”, che Mimmo contribuì a fondare a metà degli anni ottanta, e, in quello stesso periodo, l’attività di recupero degli archivi personali di fisici, cominciata con le carte di Touschek e di Persico, che ha visto l’inizio di una ininterrotta collaborazione con Gianni Paoloni e ha prodotto nel corso del tempo la più ricca collezione di fonti primarie per la storia della fisica italiana, depositata presso la biblioteca del Dipartimento di fisica della Sapienza.

 

In tutto questo, non è mai venuta meno la tensione originaria verso l’impegno civile e politico. Sul fronte più specifico dell’ambiente scientifico, Mimmo è stato uno dei principali animatori della Unione degli scienziati per il disarmo, alla cui costituzione ha dato un contributo importante. E il tema del rapporto spesso contraddittorio e ambivalente tra ricerca scientifica e implicazioni militari è sempre stato presente nelle riflessioni critiche sulle vicende della fisica del secolo scorso.

 

“Italy in space”, pubblicato nel 2008, è stato l’ultimo importante contributo di Mimmo alla storia della scienza. Negli anni successivi il progressivo deterioramento del suo stato di salute, e molto verosimilmente un senso di disillusione verso la generale involuzione dell’ambiente universitario, lo hanno portato ad un pensionamento precoce, cui ha fatto seguito un lungo periodo di allontanamento definitivo dal mondo della ricerca. Una complicazione polmonare sopravvenuta a marzo scorso e rapidamente degenerata lo ha portato alla fine, ai primi di maggio. Dagli incontri periodici della SISFA, dai convegni e dalle nostre discussioni, era ormai assente da lungo tempo. Sufficiente perché, per i più giovani, il suo risulti poco più che un nome cui non è associata una presenza palpabile. Per chi lo ha conosciuto, e soprattutto per chi ha con lui condiviso oltre trenta anni di esperienza intellettuale e di amicizia, rimane la sensazione di una mancanza difficile da colmare.

 

Giovanni Battimelli

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