Giovanni Battista Riccioli, uno scienziato gesuita tra sperimentazione e ortodossia
Maria Teresa Borgato – Università di Ferrara
Giovanni Battista Riccioli è figura di grande spicco nel panorama scientifico del Seicento. La sua fama come astronomo è legata principalmente alla sua opera maggiore l’Almagestum Novum (Bologna 1651), una enciclopedia e un trattato sull’astronomia antica e moderna, in due volumi in folio di oltre 1500 pagine. Nella sua complessa struttura, oltre alle moltissime osservazioni astronomiche, sono introdotti anche notevoli esperimenti di fisica terrestre, come quelli sulla legge della caduta libera, sulla determinazione del periodo dei pendoli, o sulla misurazione dell’arco di meridiano. Essi trovano posto all’interno di una strategia di conciliazione tra evidenza sperimentale e fedeltà all’ortodossia, con il fine di dimostrare per via “fisicomatematica” un sistema cosmologico di tipo ticonico (in cui Mercurio, Venere e Marte ruotano attorno al Sole, mentre Il Sole, Giove e Saturno ruotano attorno alla Terra) come il migliore a spiegare i fenomeni osservati. Il suo atteggiamento verso Copernico e Galileo non è aggressivo o sprezzante come quello di altri gesuiti (N. Cabeo) ma li cita con rispetto anche se contesta il sistema copernicano e pubblica per la prima volta il testo dell’abiura di Galileo. Le sue posizioni in filosofia naturale seguono la teoria tardomedievale dell’impeto, ma segnano una evoluzione se confrontate con altri testi di confratelli (Arriaga, Cabeo, Biancani). Riccioli fu scrittore assai prolifico, oltre ad un secondo trattato di astronomia (Astronomia Reformata, 1665), pubblicò in vita molte altre opere in parte legate al suo insegnamento nei collegi (di prosodia, geografia, teologia, cronologia…), in tutto 21 tra trattati, opuscoli, lettere. Particolarmente notevole un trattato di geografia (Geographia et hydrographia reformata 1661) in cui vengono per la prima volta assegnati una struttura e uno status disciplinare indipendente a questa materia, sulla spinta delle esplorazioni del globo che si erano allora inoltrate fino al Pacifico meridionale. Dopo un periodo di fama internazionale, con il progresso dell’astronomia e l’affermazione del sistema eliocentrico, Riccioli fu dimenticato per più due secoli e riportato all’attenzione degli storici della scienza negli anni Novanta del secolo scorso dagli studi sulla Compagnia di Gesù, nell’ambito delle celebrazioni copernicane (1993) e soprattutto delle celebrazioni per il quarto centenario della sua nascita (1998) a Ferrara. Hanno contribuito alla riscoperta le edizioni di carteggi inediti (con A. Kircher, D. Bartoli) e più recentemente i diversi volumi e articoli a lui dedicati.